mercoledì 6 settembre 2017

Preludio all'Adamello, elogio al Fratello



A come Andrea. A come Adamello, mio fratello. A come Alba, mio fratello.

Sebbene sia vero che l’Adamello è sempre stato un sogno, da quando Andrea appese la tavola al muro e si mise gli scarponi ai piedi, allo stesso tempo non avrei potuto pensare di trovare un fratello in carne ed ossa, per strada. Si, perché Alba l’ho trovato per strada. O meglio, me lo sono trovato in quella stravagante casa di matti di Via Facciolati 88 e l’ho trascinato in strada con me.

La prima immagine che ho impressa nella testa su mio fratello l’Adamello risale al giorno del mio compleanno di 4 anni or sono, quando presi la bicicletta ed arrivai in cima al Piz Tri con la neve a frenare una delle mie prime piccole imprese personali. Mi girai e vidi l’Adamello. Mi si accapponò la pelle. Subito, percepii il legame di fratellanza che ci legava e che ci avrebbe legato indissolubilmente. Muovevo i primi passi nelle vere, verdi o rocciose, montagne bresciane e mi promisi che in un futuro molto prossimo ci sarei arrivato, là sulla vetta, a salutare tutti con la manina.

La prima immagine che ho di fratello Alba è quella di un capellone con una canottiera bisunta e lisa. Un vago sguardo da criminale dal buon cuore, celava un grande potenziale. I primi tempi furono duri. Dovetti combattere contro un cieco e sordomuto allo stesso tempo, ma riuscii a trascinarlo per strada, a fargli conoscere la società – nel bene e nel male di ciò che oggigiorno rappresenta –. Alti e bassi, tanto sopportare ed un infinito lasciar correre. Un uccel femminile – detto Passera, o Passerina – mai ci divise ma sicuramente ci allontanò. Ingenuità che non si ripeteranno. Il cinico Andrea mutò in Andrea cuor di Tigre. Il lunatico Alba mutò nel soleggiato – e solandro – Alba. Forse perché si è tagliato la folta chioma ha iniziato a vedere nuovi orizzonti? Avrà preso una botta in testa con tutto quel suo saldare serre e zappare orti? No, lì si tratta di cuore più che di testa. Di cuore, mantenendo la testa sulle spalle.
In questo modo ci si è ritrovati, e ne gioisco. Ed è così che abbiamo iniziato a condividere dubbi, problemi, speranze e progetti. Così ho trovato il mio screanzato e finto-spericolato compagno di cordata. Così abbiamo iniziato a progettare smontagnate e zingarate guardando e studiando cartine e leggendo recensioni. Così, esperienza dopo esperienza, abbiamo capito che dove non arrivo io arriva Alba e dove non arriva Alba, arrivo io. 

Così, decidemmo di partire assieme anche per l’ennesima smontagnata alla conquista di mio fratello, con mio fratello. 

Io, questi legami più unici che rari li chiamo di fratellanza.

(Grazie per essere mio assiduo ed unico lettore)

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