lunedì 3 luglio 2017

Diressiòn Cornòn del Blumòn



Un mezzo marchigiano, un bergamasco maestro alpino, due lenesi, una de Paitù, una francese ormai italianizzata, un sebino e due bresciani di denominazione di origine controllata e garantita. Questa è la formazione che ieri alle prime luci – prime luci? – ha dato l’assalto al Cornòn del Blumòn, chiamato internazionalmente Cornone del Blumone.
Un anello a forma di pianoforte a coda intera, con partenza dalla piana del Gaver e passando per una valle incantata, una terra di mezzo ricoperta d’un verde luminescente e solcata da un ruscello dall’andamento curvilineo, rocce lisce poco timide quà e là, rocce friabili a strati, ricoperta di “non ti scordar di me”, di crepidi dorate, porfido a nord, gabbri e dioriti scure del Blumone, sulla destra il granodiorite del Bruffione. 

La Valle Incantata sopra pian del Gaver
 
Fiore campanulo bello

Myosotos, Non ti scordar di me

Il Blumone ìmpera indisturbato il panorama. Meraviglie alla sua destra, e meraviglie alla sua sinistra. Per questo motivo decidiamo di arrivare in cima ed ampliare la visuale sul mondo circostante.

 
Gabbri e Dioriti scure del Cornone del Blumone

Il sentiero si fa rampa, poi massi che stuzzicano la mia fantasia da finto arrampicatore ci accompagnano per il secondo ed ultimo pezzo di salita. Poco prima del Passo del Blumone, ecco che vedo sua Maestà: mio fratello l’Adamello, in lontananza, accerchiato da nuvole livide, quelle di cui non ci si può proprio fidare. 

Mio fratello l'Adamello

 Si arriva poi in cima, con un poco di traffico pedonale e con la bocca dello stomaco formato buco nero. 

Cima del Cornone vista da Passo del Blumone


Ad Est, il lago della Vacca assume le sembianze del lago Nero forse grazie a nubi cumuliforme grigie che si fondono in un’unica identità prima di far ingresso sul palco. 

Lago della Vacca, si va a mmagnà

Di fronte a me, Nicola si diletta a far finta di risalire l’Hillary Step (pace all’anima sua) del Blumone. La discesa decido di farla di corsa perché mi va di correre. Le caviglie sono tornate a casa con la stessa forma e costituite dallo stesso numero di pezzi con le quali erano partite. Arrivati al Tita Secchi ci rifocilliamo a modo, non mancando l’appuntamento con il grande genepì, consigliato dal Maestro Nicola, e gli zuccheri sotto forma di yogurt ai mirtilli om-meid dei gentili rifugisti.
Carichi di pietre nello stomaco e nello zaino, la discesa finale per il bel sentierino n°17 viene affrontata per inerzia e coadiuvatati dalla gravità.

Bruffione a sinistra, Direzione Birra in basso a destra

Con pioggia ad intermittenza, ilarità da stanchezza – differenze sociologiche tra chi affronta le defecatio nella natura con carta igienica e/o chi con salviette umide e chi, in preda all'ansia, con entrambe –  e qualche gas intestinale di grande aiuto per non perdere l’inerzia, giungiamo alla Terra Promessa del vero sportivo che si rispetti: Birra al Blumon Break!


 

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