Un mezzo marchigiano, un bergamasco maestro alpino, due lenesi,
una de Paitù, una francese ormai italianizzata, un sebino e due bresciani di denominazione di origine controllata e
garantita. Questa è la formazione che ieri alle prime luci – prime luci? – ha dato l’assalto
al Cornòn del Blumòn, chiamato internazionalmente Cornone del Blumone.
Un anello a forma di pianoforte a coda intera, con
partenza dalla piana del Gaver e passando per una valle incantata, una terra di
mezzo ricoperta d’un verde luminescente e solcata da un ruscello dall’andamento
curvilineo, rocce lisce poco timide quà e là, rocce friabili a strati,
ricoperta di “non ti scordar di me”, di crepidi dorate, porfido a nord, gabbri
e dioriti scure del Blumone, sulla destra il granodiorite del Bruffione.
La Valle Incantata sopra pian del Gaver |
Myosotos, Non ti scordar di me |
Il
Blumone ìmpera indisturbato il panorama. Meraviglie alla sua destra, e
meraviglie alla sua sinistra. Per questo motivo decidiamo di arrivare in cima
ed ampliare la visuale sul mondo circostante.
Il sentiero si fa rampa, poi massi che stuzzicano
la mia fantasia da finto arrampicatore ci accompagnano per il secondo ed ultimo
pezzo di salita. Poco prima del Passo del Blumone, ecco che vedo sua Maestà:
mio fratello l’Adamello, in lontananza, accerchiato da nuvole livide, quelle di
cui non ci si può proprio fidare.
Mio fratello l'Adamello |
Si arriva poi in cima, con un poco di
traffico pedonale e con la bocca dello stomaco formato buco nero.
Cima del Cornone vista da Passo del Blumone |
Ad Est, il
lago della Vacca assume le sembianze del lago Nero forse grazie a nubi
cumuliforme grigie che si fondono in un’unica identità prima di far ingresso
sul palco.
Lago della Vacca, si va a mmagnà |
Di fronte a me, Nicola si diletta a far finta di risalire l’Hillary
Step (pace all’anima sua) del Blumone. La discesa decido di farla di corsa
perché mi va di correre. Le caviglie sono tornate a casa con la stessa forma e
costituite dallo stesso numero di pezzi con le quali erano partite. Arrivati al
Tita Secchi ci rifocilliamo a modo, non mancando l’appuntamento con il grande
genepì, consigliato dal Maestro Nicola, e gli zuccheri sotto forma di yogurt ai
mirtilli om-meid dei gentili
rifugisti.
Carichi di pietre nello stomaco e nello zaino, la
discesa finale per il bel sentierino n°17 viene affrontata per inerzia e coadiuvatati
dalla gravità.
Bruffione a sinistra, Direzione Birra in basso a destra |
Con pioggia ad intermittenza, ilarità da stanchezza – differenze
sociologiche tra chi affronta le defecatio nella natura con carta igienica e/o
chi con salviette umide e chi, in preda all'ansia, con entrambe – e qualche gas
intestinale di grande aiuto per non perdere l’inerzia, giungiamo alla Terra
Promessa del vero sportivo che si rispetti: Birra al Blumon Break!
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