lunedì 8 gennaio 2018

Transumanza da Madrid a Brescia in bicicletta: introduzione


Puerto de Cotos: 5 giorni alla partenza. Felicità per l'imminente libertà!

Il giorno 17 Novembre 2017 è stata notificata, con lettera in cellulosa di palma da olio del Borneo e timbro con sigillo in ceralacca, al Consiglio Supremo dell'Impiego la mia DUI: Dichiarazione Unilaterale d'Indipendenza. Ne deriva, citando gli intransigenti artt. dell'Atto Unico del Lavoro Precario "[…] un obbligato ritorno dal luogo fisico di lavoro con mezzi propri.".
"Io lavoro a Madrid, come posso tornare con mezzi propri?" pensai crucciato. E poi aggiunsi, sempre parlando al mio demone interiore: "Tornare in aereo, dopo tutti quelli che il lavoro mi ha portato a prendere negli ultimi anni, non mi va. Non voglio più contribuire all'indegno inquinamento con cui l'essere umano sta distruggendo l'ecosistema!”. Poi pensai alla soluzione treno: “In treno sarebbe una bella esperienza, ma mi verrebbe a costare tanto. Troppo. Ed onestamente non è una soluzione che mi faccia fremere per l'entusiasmo”.
Si accese la lampadina nei più remoti meandri dei miei emisferi cerebrali: “La bicicletta!”. Farfugliai urlante, e le parole risuonarono come un eco nel bianco e scarno appartamento del quartiere Delicias. Risultato di un dialogo fluido tra emisfero destro e sinistro, sintomo di genialità, o, al contrario, di un paio di contatti bruciati tra gli emisferi stessi, sintomo di disgiunzione precoce con la realtà e di leggera pazzia, decisi di tornare da Madrid a Brescia con la mia fidata bicicletta Pyntha. Unici carburanti ammessi: carboidrati a lento rilascio, proteine solo ed esclusivamente d'origine vegetale, grassi anch'essi di origine vegetale, vitamine di varie tipologie, acqua e pochi zuccheri di origine naturale, non raffinati e non aggiunti.

La DUI, stipulata il 17 Nov 2017. Lì, Bicicleta Cafè in Madrid.

 La verità non romanzata? Quando mi trasferii a Madrid, passate le prime settimane, l'idea era già giunta alla corretta fermentazione ed il piano in via di progettazione nella mia testa. L'idea di continuare un lavoro che in tre anni mi aveva portato ad essere scontento per due anni e dieci mesi fu il trampolino di lancio per la mia piccola impresa. Le prospettive di quella che i menagier chiamano carriera erano buie e la vita privata derivatane molto poco appagante. Questa che io chiamo piccola impresa, invero, non ha nulla di speciale se non la sua più grande peculiarità: essere una storia comune. Una storia che, ahimè, gran parte della società moderna può capire. Un linguaggio comune, comprensibile ai più.
Quella notte di fine Luglio 2017, che passai in tenda solo in cima al Monte Guglielmo (https://andreaegaia.blogspot.it/2017/08/notte-sul-guglielmo-spengi-cervello.html), decisi che avrei accettato il temporaneo trasferimento a Madrid. Temporaneo, esattamente, perché avevo anche già pensato che sarei tornato in bicicletta, per Natale. Avevo un piano, un progetto, dunque. Ed io amo avere progetti allo stesso modo in cui amo prendere decisioni d'impulso. Iniziai così a dare forma, molto lentamente e senza pensare a tutti i dettagli, a quella che iniziai a chiamare “La transumanza Madrid-Brescia”. 
 
Prima mi feci un'idea di quello che avevo appena deciso di fare. Open Street Map (www.openstreetmap.org) e Ciclistiamo (un sito made in Italy utile per cicloviaggiatori e per ciclisti in generale: www.ciclistiamo.it) mi parlarono in sogno e dissero: “Gentile Andrea, percorrerai 1580 km circa, per un totale di 14.000 metri di dislivello positivo in 12 giorni. Passerai per gli infiniti su e giù del grande altopiano spagnolo di origine arenosa tra Madrid e Lleida. Passerai i Pirenei catalani, carezzando il Principato d'Andorra per poi buttarti in picchiata verso la costa francese. Attraverserai prima la Camargue, Marsiglia per poi deviare verso Briançon ed il Passo di Monginevro, in pieno inverno. Li soffrirai il vero freddo, con una temperatura media invernale di -10/-15°C di giorno. Ridiscenderai per Sestriere, Torino e da lì imboccherai la noiosa pianura padana fino a casa. Oppure, Andrea, giunto a Marsiglia, potrai continuare per la soleggiata Costa Azzurra, varcare il confine in Liguria, passare a salutare Federica, Agnese, Lucio, Marina, Alessandro e Paolo a Savona ed in seguito attraversare le Alpi sopra Genova. Una volta a Tortona, zona natale dell'Airone Fausto Coppi, solo la noia del piatto ed inquinato ti separerà da casa. Ce la puoi fare!”. Also spracht Open Street Map: non pensavo che una free wiki world map potesse avere anche una coscienza umana con sfaccettature psicologiche e motivazionali.

Ad inizio Ottobre, tornai in Italia per recuperare Pyntha e portarla con me a Madrid. Successivamente, dopo aver vagliato le diverse ipotesi e soppesato l'indispensabile per il viaggio, preparai l'attrezzatura (pezzi di ricambio, borse, borsoni, sacco a pelo et cetera) e, salutati amici e parenti, mi imbarcai verso il mare nella nebbia atlantica del primo mattino. Ero pronto per l'avventura? La storia dice di sì, sebbene in quel momento non fossi sicuro d'esser preparato fisicamente per lo sforzo di percorrere quasi 1600km in 12 giorni, in inverno, passando due catene montuose come Alpi e Pirenei. Mentalmente, invece, ero più che preparato e con la giusta percentuale di incoscienza che è necessaria per svolgere questi mestieri.

Preparazione e prova borsoni, fatte in casa (home made)


Perché lo fai?”
Una domanda che mi sono sentito porre molte volte, un po' da tutti coloro che sapevano e sanno del mio viaggio. Le risposte sono molteplici. Penso che sia proprio qui che risieda l'essenza del mio viaggio, e cercherò di farne un sunto dai connotati non troppi filosofico-ambientali, di modo ché non vi addormentiate.

Innanzitutto l'ho fatto perché lo volevo fare. L'idea di un lungo viaggio in bicicletta mi balena per il nucleus accumbens da anni. L'avventura solitaria sprigiona della dopamina nel mio corpo che crea dipendenza. 
 
In secondo luogo, l'ho fatto per dimostrare a me stesso che sarei stato in grado di farlo, che avrei potuto vincere contro gli infidi effetti che l'amigdala può generare, ovvero la paura del non conosciuto nel mio caso. E sarò sincero, volevo dimostrare anche alle persone che conosco che volere è potere e che lo spirito dell'essere umano è molto più di quello a cui oggi ci limitiamo. Un gran personaggio, Bodhi per gli amici, disse “ […] noi dimostriamo con la nostra opera che lo spirito dell'uomo è ancora vivo”. Ascoltare e leggere di grandi uomini e donne, NON superuomini/superdonne si badi bene alla distinzione, sia del passato che del presente a me conosciuto mi hanno aiutato a lasciar le terre conosciute per inoltrarmi nell'ignoto. Sono stati una piccola ma significativa parte dell'impulso che necessitavo per fare il passo. Vai sull'orlo del dirupo e salta. Mentre cadi, capirai come costruire le tue ali” (Ray Bradbury). Allo stesso modo, senza pretese e con umiltà, spero che i racconti delle mie piccole avventure/disavventure possano essere uno stimolo per quelle persone che han del potenziale chiuso in gabbia, e che possano liberarsi dalle catene.

Prove tutt'altro che generali ad un mese dalla partenza


Sempre rimanendo nello stato di sincerità che mi contraddistingue in questo breve racconto, l'ho fatto per dimostrare che un approccio mentale, comportamentale eco-sostenibile al quotidiano ed all'extra-ordinario esiste dentro di noi e si tratta solo di farlo venire a galla. Vivere senza sprechi, razionando le risorse e cercando di inquinare il meno possibile (non inquinare e non lasciare tracce nel mondo, oggi è nella pratica impossibile) è una realtà più che possibile e bella. Quando ci si abitua a vivere le proprie giornate con lo stretto necessario, con la logica del creare qualcosa che abbia un valore e non del fare soldi, anche l'umore ed il quotidiano rapporto con i nostri simili e con l'ambiente, automaticamente, migliorano. Il viaggiatore in bicicletta, per essere tale, possiede questo spirito.

Prova ultima (e terza in totale) pre-partenza, con vento e neve.


L'ultimo motivo per cui ho fatto questo viaggio è stato il voler confutare la mia teoria secondo cui l'essere umano è egoista e prepotente. Per la prima volta da tanto tempo ho scelto di non dormire da lupo solitario in tenda ma di utilizzare una comunità del web, Warmshowers (www.warmshowers.com), in cui altri ciclisti e cicloturisti offrono e ricevono letto e doccia calda in cambio di un sorriso. Il risultato? Ho avuto la fortuna di conoscere anche l'altra faccia della medaglia. E devo dire che questa faccia è piuttosto corposa!

La società, ora, mi etichetta come disoccupato e precario, i menagier come perdigiorno non efficiente e gente come Brunetta bamboccione. Io invece mi sento libero, felice e pieno di progetti.

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